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Specialista in chirurgia plastica, ricostruttiva ed estetica
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ASPETTI BIOETICI DELLA CHIRURGIA ESTETICA E RICOSTRUTTIVA: il parere del COMITATO NAZIONALE BIOETICA

 

5 Luglio 2012
A tutti coloro che sono interessati a sottoporsi ad un intervento di chirurgia estetica:
Si raccomanda di leggere con grande attenzione


Questo è il parere espresso il 5 luglio 2012 dal Comitato Nazionale per la Bioetica relativamente agli aspetti bioetici della chirurgia estetica e ricostruttiva. E' importante ricordare che il Comitato Nazionale per la Bioetica (CNB) è stato istituito con Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri il 28 marzo 1990 e svolge sia funzioni di consulenza presso il Governo, il Parlamento e le altre istituzioni, sia funzioni di informazione nei confronti dell'opinione pubblica sui problemi etici emergenti con il progredire delle ricerche e delle applicazioni tecnologiche nell'ambito delle scienze della vita e della cura della salute.

Si riportano integralmente alcuni punti del documento :

  • Il Comitato riflette sui limiti della legittimità di richieste di chirurgia estetica, in continuo aumento, in specie nel rapporto che intercorre fra il paziente e il medico
  • Sottolinea la mutazione di atteggiamenti nei confronti del corpo e di una dilatazione del concetto di salute in senso soggettivo
  • Il Comitato ricordando che si tratta di un intervento non strettamente terapeutico richiama i criteri deontologici che regolano la prassi medica, a volte trascurati sottolineando la inaccettabilità di interventi sproporzionati, in quanto eccessivamente invasivi o inutilmente rischiosi e inadeguati rispetto ai possibili benefici richiesti dal paziente
  • Ritiene che la liceità dell'intervento debba essere subordinata al bilanciamento dei rischi e benefici, considerando anche le condizioni psico-fisiche del paziente, la funzionalità degli organi interessati ed una completa informativa del paziente
  • In questo ambito non è possibile definire a priori in modo specifico, esaustivo e definitivo i limiti di liceità degli interventi (richiesti dal paziente ed eseguiti dal medico), delineando in modo rigido la distinzione tra sfere di accettabilità ed inaccettabilità: vanno tuttavia richiamati gli obblighi deontologici che regolano la prassi medica, a volte obliterati - in questo ambito specifico - a favore di una accondiscendente esecuzione della richiesta avanzata dagli individui. E, pertanto, il Comitato Nazionale per la Bioetica ritiene che sia il paziente che il medico debbano rispettare criteri di proporzionalità e accuratezza (accertamento delle condizioni fisiche e psichiche del paziente, informative esaustive, consenso informato, valutazione rischi/benefici-aspettative). E' attraverso questi criteri che è possibile giustificare la liceità della richiesta e del conseguente intervento chirurgico in quanto nella relazione paziente/medico si realizza una finalità terapeutica, intesa in senso estensivo.
  • E' indispensabile una valutazione ponderata, caso per caso, essendo spesso difficile stabilire quali siano i limiti delle misure terapeutiche, in grado di aiutare chi richiede l'intervento a superare il proprio disagio.
  • Il Comitato sollecita ad un'adeguata informazione e formazione sociale sui rischi e benefici degli interventi estetici e auspica un maggiore rigore nella formazione e professionalità del chirurgo estetico
  • In questo ambito il rischio del paziente di finire in mani poco esperte o nella bottega di un 'mercante di interventi' o di trasformarsi da "paziente" a mero "cliente" sono realtà sempre più attuali e preoccupanti. E' sottile la linea tra il lecito e il collusivo nel campo della chirurgia estetica ogni qualvolta da parte del medico con l'intervento non sufficientemente motivato si tendono ad alimentare le illusioni irrealistiche dell'individuo. Ne deriva perciò la necessità di un particolare rigore e attenzione nella informazione data dal sanitario anche sulla natura non terapeutica dell'atto. L'obiettivo dello specialista deve essere quello di offrire la sua competenza per aiutare a risolvere il problema del paziente, non di vendere una prestazione senza preoccuparsi se sia la più adeguata.
  • Preoccupa, inoltre, il fatto che in Italia - secondo una indagine effettuata dalla Società italiana di chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica (Sicpre) - le persone che lavorano nel business del "ritocco" si calcolano in un numero ben maggiore degli iscritti alla Società, con il possibile rischio di molti professionisti "improvvisati". Come per molte altre specialità mediche ciò è dovuto alla normativa in materia di esercizio della professione, che nel nostro Paese è quanto mai permissiva, in quanto chiunque sia laureato in Medicina, abilitato alla professione e iscritto all'Ordine dei Medici, può intraprendere teoricamente attività che richiedono un'alta specializzazione. A questa possibilità teorica si deve contrapporre il controllo delle scuole di specializzazione e delle società professionali, e la corretta informazione al pubblico degli utenti. A tal fine il CNB raccomanda che la pubblicità sugli interventi e sui risultati ottenuti e ottenibili in questo campo abbiano luogo su siti internet accreditati e certificati da istituzioni pubbliche competenti.
 

Considerati i concetti, anche piuttosto forti, espressi dal Comitato Nazionale di Bioetica , si ritengono opportuni alcuni commenti su aspetti precisi:

 
  • È stato sottolineato che l'intervento di chirurgia estetica è un atto medico , a volte oggi erroneamente banalizzato dai media e di conseguenza dai pazienti, ma, come ogni atto medico, implica la necessità di una visita,  che consente una diagnosi ed un'esplicitazione dei possibili atti terapeutici comprendendo  obiettivi, benefici e rischi tenendo conto delle aspettative che devono essere realistiche;  non si tratta, come spesso viene richiesto, di una "rapida occhiata" solo per avere un preventivo, ma di un'attenta valutazione fisica e psicologica di una "persona" che chiede di modificare il proprio aspetto
  • La visita deve essere effettuata da un medico,  specialista in chirurgia plastica , che deve avere come obiettivo "quello di offrire la sua competenza per aiutare a risolvere il problema del paziente, non di vendere una prestazione senza preoccuparsi se sia la più adeguata"
  • Il rapporto diretto e personale fra medico specialista in chirurgia plastica e paziente è fondamentale; il rapporto fiduciario deve essere diretto e completo: il medico specialista in chirurgia plastica si assume la responsabilità di una diagnosi e di un intervento chirurgico che esplicita e concorda col paziente e segue personalmente, proprio in ragione di questo rapporto fiduciario, il paziente in tutto l'iter terapeutico
  • Si evidenzia,poi, che la "normativa in materia di esercizio della professione, che nel nostro Paese è quanto mai permissiva, in quanto chiunque sia laureato in Medicina, abilitato alla professione e iscritto all'Ordine dei Medici, può intraprendere teoricamente attività che richiedono un'alta specializzazione" come gli interventi di chirurgia estetica e questo implica che nel business del "ritocco" lavorano molte più persone di quelle realmente qualificate con il possibile rischio di trovare professionisti "improvvisati"
  • E' stata, infine, evidenziata la possibilità sempre più attuale e preoccupante che il paziente finisca nella bottega di  'mercanti di interventi' e si trasformi da "paziente" a mero "cliente": questa situazione può verificarsi più facilmente considerando che società ed organizzazioni di tipo commerciale e non medico, spesso presenti in modo incessante a livello mediatico e di web, beneficiando proprio del fatto di non essere "mediche" e pertanto non soggette ad un codice deontologico e di disciplina, offrono, però, prestazioni medico- chirurgiche affidate/procurate a medici con un  fine meramente merceologico a solo scopo di lucro.
 

Per ulteriori approfondimenti: